Una Mascherina contro la violenza sulle donne,contro le mafie, contro il Covid-19


In un bene confiscato alla camorra a Casal di Principe (CE) nasce il laboratorio per produrre i presidi contro il coronavirus:

saranno destinati alle operatrici dei Centri antiviolenza di tutta Italia e
contribuiranno a sostenere l’autonomia delle donne in uscita dalla violenza.

Una iniziativa della Cooperativa Sociale EVA con il supporto di CO2 Crisis Opportunity Onlus, Associazione daSud, Rete San Leucio Textile e Consorzio Agrorinasce

Casal di Principe, 22 aprile 2020 – Restare a casa per contrastare il contagio e contribuire a fermare la spirale di sofferenza che in modi diversi accomuna tutti al fine di tutelare e garantire la salute dell’intera comunità. Una misura che per la maggior parte della popolazione risulterà apparentemente semplice da rispettare in virtù del sacrificio minimo richiesto per fronteggiare la ferocia del Covid19 e che invece può non esserlo per le tante donne vittime di violenza per le quali l’obbligo di isolamento a casa può trasformarsi in un vero e proprio incubo. Perché se già in condizioni normali è estremamente complicato liberarsi dalla violenza agita da mariti, compagni, padri, uomini dentro le mura domestiche, adesso – con le donne costrette nelle loro abitazioni –
lo è ancora di più.

Fortunatamente le realtà che, da sempre e quotidianamente, si occupano della condizione delle donne anche in questa occasione si sono fatte trovare pronte e anzi hanno fatto in modo di mettersi ancora di più al servizio dell’intera collettività. In questo contesto, un aiuto concreto arriva dal Sud, quel Sud additato anche in questo periodo come esempio negativo: per il sistema sanitario deficitario e la presenza delle mafie che ostacolerebbero i finanziamenti dall’Unione europea.

 Qui, in una realtà complessa come la Campania, da 20 anni opera la Cooperativa Sociale EVA – un modello per tutto il Paese nella prevenzione e il contrasto della violenza maschile contro le donne e i bambini.

Gestisce cinque Centri antiviolenza e tre case rifugio, tra cui Casa Lorena, Casa delle donne contro la violenza.
Un luogo concreto e dell’anima che risponde praticamente e simbolicamente a tutte le dimensioni sopra citate. È infatti un centro che è stato realizzato in un bene confiscato alla camorra e pensato per accogliere e sostenere donne vittime di maltrattamento e abuso intra ed extra familiare.

Ma quello che lo rende ancora più utile è la scelta di non fermarsi ai percorsi di uscita dalla violenza, ma di dare alle donne anche l’opportunità di autodeterminarsi da un punto di vista lavorativo. Sia grazie alla presenza di uno sportello di orientamento alla formazione e al lavoro, sia perché la cooperativa E.V.A. ha deciso di investire direttamente in interventi di inserimento lavorativo per sostenere l’autonomia economica delle donne realizzando “Le ghiottonerie di Casa Lorena”, un laboratorio di catering, di produzione di confetture e pasticceria.

Adesso compie un passo in più: insieme alle associazioni Co2 Crisis Opportunity Onlus, daSud APS, la Rete San Leucio Textile e il Consorzio Agrorinasce, con un finanziamento della Regione Campania per il buon utilizzo dei beni confiscati, ha avviato un laboratorio per produrre accessori di alta moda sempre in un bene confiscato al clan dei Casalesi.
A causa di questa terribile pandemia, ha deciso di rimodulare temporaneamente l’attività e di impegnare le donne fuoriuscite da situazioni di violenza nella produzione di mascherine contro il
virus.

 «Viviamo tutti settimane molto difficili – afferma Lella Palladino della Cooperativa Sociale EVA – ma ci sono territori nel nostro Paese in cui le difficoltà diventano drammatiche: le diseguaglianze sociali preesistenti durante la quarantena si acuiscono. È quindi oggi più che mai indispensabile sostenere l’autonomia economica delle donne più in difficoltà reagendo alla crisi con azioni concrete che promuovano occupazione ed empowerment».

Inoltre i presidi di protezione confezionati dalla Cooperativa EVA saranno anche destinati gratuitamente alle operatrici dei Centri antiviolenza di tutta Italia. Un’idea potente e una sperimentazione virtuosa – capace per la prima volta in Italia di tenere insieme il contrasto alle mafie, alla violenza di genere e al contagio.

Purtroppo però quel finanziamento da solo non è sufficiente a raggiungere obiettivi tanto ambiziosi. Come spiegano le organizzazioni promotrici dell’iniziativa, «c’è bisogno del sostegno e del supporto delle tante e dei tanti che, credono nelle potenzialità e nella forza di questo progetto per dimostrare da subito che l’esperienza negativa che stiamo vivendo porta con sé qualcosa di straordinario e cioè la costruzione di una società migliore che non lascia indietro nessuna».

Presto sarà così avviata una campagna di raccolta fondi a sostegno di una mascherina contro la violenza sulle donne, contro le mafie, contro il Covid19.
Per maggiori informazioni: www.cooperativaeva.com

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